Vi ho un anno fa 
                  rivolto i miei primi auguri per la Festa della Repubblica. Ve 
                  li rinnovo oggi con sentimenti di sincera vicinanza personale.
                  E’ una ricorrenza da celebrare in spirito di unità 
                  : cittadini, istituzioni, Forze Armate, italiani all’estero.
                  Ed è l’occasione per gettare un breve, sereno sguardo 
                  sul cammino compiuto nell’ultimo anno e sul futuro che 
                  ci sta davanti.
                  Non spetta a me, sia chiaro, dare giudizi sull’azione 
                  di governo : non interferisco nel dibattito tra gli opposti 
                  schieramenti politici.
                  Ma posso e sento di dover dire grazie a quanti di voi – 
                  imprenditori, lavoratori, contribuenti sensibili al dovere civico 
                  – hanno reso possibile la ripresa dell’economia, 
                  che è tornata a crescere, e il miglioramento dei conti 
                  pubblici.
                  Un miglioramento, una ripresa che non sono sufficienti, che 
                  debbono andare al di là dei risultati già raggiunti.
                  E ciò richiede ulteriori sforzi. Avendo di mira la creazione 
                  di ancora maggiori possibilità di lavoro, soprattutto 
                  in alcune parti del paese. E guardando alla sfida dell’innovazione, 
                  della partecipazione all’Europa, della competizione globale 
                  : perché è di qui che passa lo sviluppo, e il 
                  ruolo, dell’Italia nel prossimo avvenire.
                  E’ una sfida che ci impegna tutti, dalle imprese allo 
                  Stato. Faccia ciascuno la sua parte, fino in fondo, con coerenza.
                  Di certo, la macchina istituzionale e burocratica resta pesante 
                  e costosa. E’ indispensabile alleggerirla, renderla più 
                  razionale ed efficace, diminuirne i costi.
                  Si impone perciò sobrietà e rigore nei bilanci 
                  pubblici, nei comportamenti pubblici.
                  Il sistema politico e le istituzioni rappresentative, a cominciare 
                  dal Parlamento, possono riguadagnare credibilità e prestigio 
                  tra i cittadini solo affrontando i cambiamenti necessari. Non 
                  si può continuare a parlarne senza giungere a conclusioni 
                  concrete.
                  Da una parte bisogna avere il senso del limite e della responsabilità 
                  nel denunciare quel che non va ; se si fa di tutte le erbe un 
                  fascio, si semina ulteriore sfiducia, non si aiuta la definizione 
                  di obiettivi precisi di rinnovamento. E dall’altra parte 
                  si deve sapere che per rinnovare la politica e le sue regole, 
                  i meccanismi elettorali e le istituzioni, non c’è 
                  altra strada che quella di confronti e accordi tra le forze 
                  presenti in Parlamento e in altre Assemblee elettive.
                  Importanti sono le sollecitazioni che possono venire dall’opinione 
                  pubblica, dalle forze sociali e culturali, e da una maggiore 
                  partecipazione dei cittadini : ma nulla può sostituire 
                  la ricerca di intese, la scelta di soluzioni largamente condivise 
                  in Parlamento, specie per riforme di ampio respiro che ormai 
                  si impongono nell’interesse generale.
                  E dunque mi chiedo : si può trovare ora, nonostante le 
                  difficoltà, questo terreno comune tra forze di maggioranza 
                  e di opposizione, senza confondere i ruoli, senza attenuare 
                  la gara per il governo del paese? Continuo a credere che sia 
                  possibile, e a ripetere il mio appello in questo senso. E’ 
                  in giuoco il nostro comune futuro. 
                 
                2 giugno 2007